MESSAGGIO PER I MIEI PICCOLI LETTORI


MESSAGGIO PER I MIEI PICCOLI LETTORI:

Credo che il talento sia in ognuno di noi, bisogna saperlo svegliare, riconoscere ed educare. Nessuno nasce artista, nel senso classico del termine, ma tutti abbiamo qualcosa da raccontare e una personale sensibilità che è indispensabile coltivare fin da piccoli. Il segreto per divertirsi è tirare fuori un pò di coraggio e non essere troppo severi con se stessi.
FIDATEVI!!!!


venerdì 13 giugno 2014

La farfalla ed il suo viaggio

Una nuova storia sta nascendo! L'idea parte dal cuore e coinvolge tutti i sensi prima di diventare racconto.  
Camminando per strada ho visto una farfallina sull'asfalto.. (mi piace pensare che stesse dormendo......) Era dritta, aveva le ali chiuse come le pagine di un libro e un vento fresco la faceva ondeggiare a destra e a sinistra. Anche con le ali chiuse riusciva a mantenere quella grazia e quella leggerezza che è tipica delle farfalle! Se solo sapessi disegnare.....
 
Mi sono chiesta cosa poteva fare in quel luogo una farfalla; ho iniziato a immaginare la "montagna delle farfalle", un viaggio verso una mèta, la loro breve vita sulla terra e ho iniziato a buttare giù una bozza del nuovo racconto "LA FARFALLA ED IL SUO VIAGGIO"!
Se qualcuno volesse, potrebbe raccontarci un qualcosa sulle farfalle: che sia esperienza di vita vera, che sia filastrocca, che sia un semplice pensiero afferrato al volo prima che svanisca..........................
 
p.s. intanto, a chi fosse interessato,  offro questa piccola notizia sulla vita delle farfalle....un po' di sapere che fa il giro del mondo:
 "Le farfalle vivono in media un mese, ma alcune specie muoiono solo dopo poche ore, mentre altre sfiorano l'anno di vita. Le farfalle monarca, che vivono tra Stati Uniti e Messico e compiono migrazioni di migliaia di chilometri, possono vivere da due settimane a otto mesi. In Costa Rica ci sono farfalle che non vivono più di due giorni, mentre la Vanessa antiopa può arrivare a sfiorare l'anno di vita. Il record di longevità appartiene ad una falena, che si nutre di una pianta chiamata Yucca baccata: la sua pupa può vivere fino a 30 anni prima di emergere come adulto"........
 
 

lunedì 2 giugno 2014

I fruttini litigiosi......



Martina la susina e Ceci l’arancia vivevano vicine ma litigavano fin da quando erano piccine. Martina diceva “io sono chiara e succosa” e Ceci rispondeva “io sono dolce e gustosa”. Non poco lontano da lì anche Matty l’albicocca e Alessandra la ciliegia discutevano tra loro. Matty gridava a gran voce “io sono dolce come una caramella”  e Alessandra replicava “io sono bella come una perla”.
Da lontano, infastiditi, i fichi imploravano perché quelle chiacchierone la smettessero di litigare. “Basta voi, piantatela di urlare… Quest’orto è diventato peggio di un mercato!!!” Ma quelle continuavano tutto il giorno a disturbare.
Soltanto quando si avvicinava nonno Pino, tutte serie, si zittivano e si mettevano in posa. Nonno Pino amava curare quelle che chiamava “le mie creature”. Le ammirava tutti i giorni riempiendole di tanti complimenti e le chiamava per nome perché le conosceva una per una…
Ma il caro nonnino un giorno si ammalò di un brutto raffreddore nonostante la primavera fosse già inoltrata. Etciù, etciù – continuava a starnutire il nostro nonnino mentre, rattristato, guardava fuori dalla finestra. Guardava i suoi alberi ormai carichi di frutta e si amareggiava perché, così raffreddato com’era, non poteva certo uscire e prendersi cura di loro. Come se non bastasse un forte e caldo vento di scirocco si abbatté improvvisamente sul piccolo orticello. Tanti piccoli frutti caddero dagli alberi e mille foglie iniziarono a svolazzare di qua e di la. Quando il vento fu cessato, in gran quantità le foglie si raccolsero proprio sull’erogatore dell’acqua da dove ogni mattina fresche gocce dissetavano i frutti. Fu così che i nostri cari frutti dispettosi e litigiosi rimasero senz’acqua. Non avendo più forze per litigare zitti zitti si guardavano l’un l’altro in attesa che dal cielo cadesse un po’ di pioggia.
Nel frattempo, i fichi, per nulla contenti di quell’improvviso silenzio cercavano di rassicurare le piccole amichette. “state tranquille, piccoline, vedrete che ce la faremo; il nostro nonnino non ci può abbandonare”. Ma nonno Pino non si vedeva ormai da giorni.
Fu Ceci l’arancia che per prima espresse il suo pensiero: “care mie –disse- qui rischiamo di seccare tutte quante, bisogna fare qualcosa!  Questa notte mi è venuta un’idea: fra tutti noi frutti io sono la più succosa, disse mentre Martina la susina la guardava senza replicare come era solita fare, e credo che se riuscissi a fare arrivare il mio succo fino a voi potrei rinfrescarvi almeno un po’”. Martina la susina capì quel che voleva dire la sua nemica di sempre. Lei voleva sacrificarsi per dar da bere a tutte loro, persino a lei che l’aveva sempre insultata. Non si era accorta, prima d’ora, quanto bene le volesse quell’arancia dispettosa. E rattristata le rispose “ proprio tu non puoi morire; il tuo succo è prezioso, contiene le vitamine che fanno bene a tutti i bambini. Tienilo per te il tuo succo, tu hai bisogno di crescere per rendere abbondanti le spremute per i bimbi”. Ma neanche finì di pronunciare quelle parole che Ceci l’arancia si gonfiò  sempre più e per poco non scoppiava davvero. “Presuntuosa che non sei altro!“ gridò Martina la susina con una lacrimuccia sopra il viso “puoi darmi almeno il tempo di gonfiarmi come te  e insieme forse ce la faremo”. E anche lei cominciò a gonfiarsi sempre più. Insieme divennero rosse rosse ma non arrivarono a scoppiare. Stanche per quell’enorme sforzo e rosse per la vergogna e per la fatica si nascosero dietro gli altri frutti e da allora non dissero più una parola.
Nel frattempo, con gli occhi bassi per la tristezza Matty l’albicocca fu la prima ad accorgersi che la colpa di quel grosso guaio non era l’assenza di nonno Pino ma delle foglie che, senza pensare, erano andate proprio a posarsi sul buco del tubo da cui usciva l’acqua. Matty iniziò a chiamare le foglie ma quelle non riuscivano a sentirla. Allora ebbe un’idea. Chiamò Alessandra la ciliegia e le disse: ”le nostre care amiche Ceci l’arancia e Martina la susina si sono sacrificate per la nostra vita e poco c’è mancato che morissero. Non possiamo rendere vano il loro sacrificio. Fino ad oggi ho passato la mia breve vita a farmi bella e non mi sono mai resa conto di quanto bene si possa stare quando si è belli dentro. Ho conosciuto l’amore e la pazienza di nonno Pino e oggi ho scoperto che l’arancia e la susina non hanno esitato neanche un attimo a sacrificare le proprie vite per aiutare gli altri frutti. Nonostante sia stata sempre a litigare con te io sono felice della vita che ho vissuto quassù ma adesso devo fare anche io la mia parte. Mi staccherò dal mio picciolo e farò un salto tanto lungo da cadere proprio sulle foglie e liberare il tubo”. Alessandra la ciliegia non credeva alle sue orecchie. Aveva sempre pensato a Matty l’albicocca come ad una presuntuosa senza cuore.
Rassegnatasi alla decisione presa dall’amica le disse un timido “grazie, mi ricorderò per sempre di te e se mi chiederanno “chi è quel frutto che ha aiutato tutti gli altri? io dirò: “la mia amica albicocca che aveva un grande cuore!”. Così Matty l’albicocca con un’agilità mai dimostrata si lanciò verso il basso ma, poveretta, con un PLOP cadde poco sotto il suo alberello e si mise a rotolare per un breve tratto rimanendo ben lontana dalle colpevoli foglie. Poi, un po’ ammaccata, Matty l’albicocca, guardò verso l’alto la sua amica ciliegia, delusa da se stessa ma certa che quella fosse la strada giusta. Rivolta a lei disse: ”adesso  solo tu ci puoi salvare, devi fare come me, devi saltare!” Ma Alessandra la ciliegia era così paurosa che mai avrebbe avuto il coraggio di buttarsi da lassù e imitare la sua amica coraggiosa. Si guardò intorno e vide che tutti i frutti avevano gli occhietti rivolti verso di lei. Persino Gianni il fico le faceva l’occhiolino dimostrando per lei una certa simpatia.
Fino a quando una vocina timida e piccina la chiamò. La ciliegia si voltò e vide sua cugina la ciliegia, ancora poco matura e raggrinzita che le disse “se tu non vai io morirò, mi sto asciugando giorno dopo giorno. Se è proprio necessario salterò con te, ci daremo la manina, tu chiuderai gli occhi  e io ti guiderò”. Alessandra la ciliegia ribattè aspramente: “ma come puoi credere che noi così piccoline ce la faremo: siamo troppo leggere per cadere tanto lontano” .
In quel momento un uccellino che dal suo nido aveva osservato tutta la storia si intromise per mettere fine a quella triste vicenda. “Adesso basta Alessandra devi trovare il coraggio di saltare. Sei piccolina ma molto in gamba” e un coro di consenso si levò dai frutti che avevano una gran fiducia nella rossa ciliegina impaurita.
L’uccellino aggiunse, “come sai ho un’ala spezzata altrimenti sarei già andato io laggiù a liberare il tubo. Ma se dovesse essere necessario non esiterò”. Alessandra la ciliegia adesso aveva solo due possibilità: o trovare il coraggio di saltare - dopotutto anche se non fosse riuscita a liberare il tubo avrebbe però avuto più stima di sé- oppure restare attaccata al suo ramo e sentire per sempre il peso della sua vigliaccheria.  Dopo qualche istante prese la sua decisione e disse “Aspetta, aspetta, uccellino, sono pronta a fare la mia parte! Ma non voglio andare sola”, e rivolta verso sua cugina ciliegina le chiese se era ancora disposta ad andare con lei. La ciliegia raggrinzita era certo pronta a saltare, dopotutto sarebbe rimasta a maturare sul terreno e nonno Pino l’avrebbe raccolta e amata anche se fosse rimasta piccolina e un po’ ammaccata.
Così l’uccellino prese le due ciliegie dal picciolo, le legò fra di loro e disse: “vi farò dondolare avanti e indietro, conterò fino a tre e poi vi lascerò andare. Buona fortuna piccole amiche”.
Così iniziò a far dondolare le nostre ciliegine e persino Alessandra la ciliegia poco coraggiosa, iniziava a divertirsi dimenticando la sua missione. Insieme agli altri frutti iniziò la conta: UNO, DUE, TREEE  e Alessandra la ciliegia contava pure lei con gli occhi chiusi stringendo la manina alla sua cuginetta fino a quando con lei atterrò su un terreno morbido di foglie. Prima di aprire gli occhi uno spruzzo di acqua fresca la inondò e un applauso dall’orticello si levò. L’uccellino iniziò un bel canto melodioso che attirò nonno Pino che nel frattempo era guarito. Arrivò il brav’uomo e chinatosi a raccogliere i frutti caduti a terra e ancora non maturi li abbracciò e a loro disse le seguenti parole: “siete acerbe ma pur sempre tutte belle” e con l’amore del suo cuore le pulì una per una e le adagiò sopra un bel cesto. Mentre a casa le portava a gran voce un coro si avvertì: “Grazie ancora ad Alessandra la ciliegia che insieme a Martina la susina, Matty l’ albicocca e a Ceci l’arancia ha dato un bell’esempio di amore e gran coraggio!”