Martina la susina e Ceci
l’arancia vivevano vicine ma litigavano fin da quando erano piccine. Martina
diceva “io sono chiara e succosa” e
Ceci rispondeva “io sono dolce e gustosa”.
Non poco lontano da lì anche Matty l’albicocca e Alessandra la ciliegia
discutevano tra loro. Matty gridava a gran voce “io sono dolce come una caramella”
e Alessandra replicava “io sono
bella come una perla”.
Da lontano, infastiditi, i
fichi imploravano perché quelle chiacchierone la smettessero di litigare. “Basta voi, piantatela di urlare… Quest’orto
è diventato peggio di un mercato!!!” Ma quelle continuavano tutto il giorno
a disturbare.
Soltanto quando si
avvicinava nonno Pino, tutte serie, si zittivano e si mettevano in posa. Nonno Pino
amava curare quelle che chiamava “le mie creature”. Le ammirava tutti i giorni
riempiendole di tanti complimenti e le chiamava per nome perché le conosceva
una per una…
Ma il caro nonnino un giorno
si ammalò di un brutto raffreddore nonostante la primavera fosse già inoltrata.
Etciù, etciù – continuava a starnutire il
nostro nonnino mentre, rattristato, guardava fuori dalla finestra. Guardava i
suoi alberi ormai carichi di frutta e si amareggiava perché, così raffreddato
com’era, non poteva certo uscire e prendersi cura di loro. Come se non bastasse
un forte e caldo vento di scirocco si abbatté improvvisamente sul piccolo
orticello. Tanti piccoli frutti caddero dagli alberi e mille foglie iniziarono
a svolazzare di qua e di la. Quando il vento fu cessato, in gran quantità le
foglie si raccolsero proprio sull’erogatore dell’acqua da dove ogni mattina
fresche gocce dissetavano i frutti. Fu così che i nostri cari frutti dispettosi
e litigiosi rimasero senz’acqua. Non avendo più forze per litigare zitti zitti
si guardavano l’un l’altro in attesa che dal cielo cadesse un po’ di pioggia.
Nel frattempo, i fichi, per
nulla contenti di quell’improvviso silenzio cercavano di rassicurare le piccole
amichette. “state tranquille, piccoline,
vedrete che ce la faremo; il nostro nonnino non ci può abbandonare”. Ma
nonno Pino non si vedeva ormai da giorni.
Fu Ceci l’arancia che per
prima espresse il suo pensiero: “care mie
–disse- qui rischiamo di seccare tutte
quante, bisogna fare qualcosa! Questa notte mi è venuta un’idea: fra tutti
noi frutti io sono la più succosa, disse mentre Martina la susina la
guardava senza replicare come era solita fare, e credo che se riuscissi a fare arrivare il mio succo fino a voi
potrei rinfrescarvi almeno un po’”. Martina la susina capì quel che voleva
dire la sua nemica di sempre. Lei voleva sacrificarsi per dar da bere a tutte
loro, persino a lei che l’aveva sempre insultata. Non si era accorta, prima
d’ora, quanto bene le volesse quell’arancia dispettosa. E rattristata le
rispose “ proprio tu non puoi morire; il
tuo succo è prezioso, contiene le vitamine che fanno bene a tutti i bambini.
Tienilo per te il tuo succo, tu hai bisogno di crescere per rendere abbondanti
le spremute per i bimbi”. Ma neanche finì di pronunciare quelle parole che
Ceci l’arancia si gonfiò sempre più e
per poco non scoppiava davvero. “Presuntuosa
che non sei altro!“ gridò Martina la susina con una lacrimuccia sopra il
viso “puoi darmi almeno il tempo di
gonfiarmi come te e insieme forse ce la
faremo”. E anche lei cominciò a gonfiarsi sempre più. Insieme divennero
rosse rosse ma non arrivarono a scoppiare. Stanche per quell’enorme sforzo e
rosse per la vergogna e per la fatica si nascosero dietro gli altri frutti e da
allora non dissero più una parola.
Nel frattempo, con gli occhi
bassi per la tristezza Matty l’albicocca fu la prima ad accorgersi che la colpa
di quel grosso guaio non era l’assenza di nonno Pino ma delle foglie che, senza
pensare, erano andate proprio a posarsi sul buco del tubo da cui usciva
l’acqua. Matty iniziò a chiamare le foglie ma quelle non riuscivano a sentirla.
Allora ebbe un’idea. Chiamò Alessandra la ciliegia e le disse: ”le nostre care amiche Ceci l’arancia e
Martina la susina si sono sacrificate per la nostra vita e poco c’è mancato che
morissero. Non possiamo rendere vano il loro sacrificio. Fino ad oggi ho
passato la mia breve vita a farmi bella e non mi sono mai resa conto di quanto
bene si possa stare quando si è belli dentro. Ho conosciuto l’amore e la
pazienza di nonno Pino e oggi ho scoperto che l’arancia e la susina non hanno
esitato neanche un attimo a sacrificare le proprie vite per aiutare gli altri
frutti. Nonostante sia stata sempre a litigare con te io sono felice della vita
che ho vissuto quassù ma adesso devo fare anche io la mia parte. Mi staccherò
dal mio picciolo e farò un salto tanto lungo da cadere proprio sulle foglie e
liberare il tubo”. Alessandra la ciliegia non credeva alle sue orecchie.
Aveva sempre pensato a Matty l’albicocca come ad una presuntuosa senza cuore.
Rassegnatasi alla decisione
presa dall’amica le disse un timido “grazie,
mi ricorderò per sempre di te e se mi chiederanno “chi è quel frutto che ha
aiutato tutti gli altri? io dirò: “la mia amica albicocca che aveva un grande
cuore!”. Così Matty l’albicocca con un’agilità mai dimostrata si lanciò
verso il basso ma, poveretta, con un PLOP cadde poco sotto il suo alberello e
si mise a rotolare per un breve tratto rimanendo ben lontana dalle colpevoli
foglie. Poi, un po’ ammaccata, Matty l’albicocca, guardò verso l’alto la sua
amica ciliegia, delusa da se stessa ma certa che quella fosse la strada giusta.
Rivolta a lei disse: ”adesso solo tu ci puoi salvare, devi fare come me,
devi saltare!” Ma Alessandra la ciliegia era così paurosa che mai avrebbe
avuto il coraggio di buttarsi da lassù e imitare la sua amica coraggiosa. Si
guardò intorno e vide che tutti i frutti avevano gli occhietti rivolti verso di
lei. Persino Gianni il fico le faceva l’occhiolino dimostrando per lei una
certa simpatia.
Fino a quando una vocina
timida e piccina la chiamò. La ciliegia si voltò e vide sua cugina la ciliegia,
ancora poco matura e raggrinzita che le disse “se tu non vai io morirò, mi sto asciugando giorno dopo giorno. Se è
proprio necessario salterò con te, ci daremo la manina, tu chiuderai gli
occhi e io ti guiderò”. Alessandra
la ciliegia ribattè aspramente: “ma come
puoi credere che noi così piccoline ce la faremo: siamo troppo leggere per
cadere tanto lontano” .
In quel momento un uccellino
che dal suo nido aveva osservato tutta la storia si intromise per mettere fine
a quella triste vicenda. “Adesso basta
Alessandra devi trovare il coraggio di saltare. Sei piccolina ma molto in gamba”
e un coro di consenso si levò dai frutti che avevano una gran fiducia nella
rossa ciliegina impaurita.
L’uccellino aggiunse, “come sai ho un’ala spezzata altrimenti
sarei già andato io laggiù a liberare il tubo. Ma se dovesse essere necessario
non esiterò”. Alessandra la ciliegia adesso aveva solo due possibilità: o
trovare il coraggio di saltare - dopotutto anche se non fosse riuscita a
liberare il tubo avrebbe però avuto più stima di sé- oppure restare attaccata
al suo ramo e sentire per sempre il peso della sua vigliaccheria. Dopo qualche istante prese la sua decisione e
disse “Aspetta, aspetta, uccellino, sono
pronta a fare la mia parte! Ma non voglio andare sola”, e rivolta verso sua
cugina ciliegina le chiese se era ancora disposta ad andare con lei. La
ciliegia raggrinzita era certo pronta a saltare, dopotutto sarebbe rimasta a
maturare sul terreno e nonno Pino l’avrebbe raccolta e amata anche se fosse
rimasta piccolina e un po’ ammaccata.
Così l’uccellino prese le
due ciliegie dal picciolo, le legò fra di loro e disse: “vi farò dondolare avanti e indietro, conterò fino a tre e poi vi
lascerò andare. Buona fortuna piccole amiche”.
Così iniziò a far dondolare le nostre ciliegine e persino
Alessandra la ciliegia poco coraggiosa, iniziava a divertirsi dimenticando la
sua missione. Insieme agli altri frutti iniziò la conta: UNO, DUE, TREEE e Alessandra la ciliegia contava pure lei con
gli occhi chiusi stringendo la manina alla sua cuginetta fino a quando con lei
atterrò su un terreno morbido di foglie. Prima di aprire gli occhi uno spruzzo
di acqua fresca la inondò e un applauso dall’orticello si levò. L’uccellino
iniziò un bel canto melodioso che attirò nonno Pino che nel frattempo era
guarito. Arrivò il brav’uomo e chinatosi a raccogliere i frutti caduti a terra
e ancora non maturi li abbracciò e a loro disse le seguenti parole: “siete acerbe ma pur sempre tutte belle”
e con l’amore del suo cuore le pulì una per una e le adagiò sopra un bel cesto.
Mentre a casa le portava a gran voce un coro si avvertì: “Grazie ancora ad Alessandra la ciliegia che insieme a Martina la
susina, Matty l’ albicocca e a Ceci l’arancia ha dato un bell’esempio di amore
e gran coraggio!”