MESSAGGIO PER I MIEI PICCOLI LETTORI


MESSAGGIO PER I MIEI PICCOLI LETTORI:

Credo che il talento sia in ognuno di noi, bisogna saperlo svegliare, riconoscere ed educare. Nessuno nasce artista, nel senso classico del termine, ma tutti abbiamo qualcosa da raccontare e una personale sensibilità che è indispensabile coltivare fin da piccoli. Il segreto per divertirsi è tirare fuori un pò di coraggio e non essere troppo severi con se stessi.
FIDATEVI!!!!


sabato 29 dicembre 2012

UNA STORIA......MILLE STORIE

..............................................................La natura con me era stata più generosa e aveva compensato le mie difficoltà nell'uso delle gambe con una grande abilità nel lavorare il legno con le mani. Spesso trascorrevo interi pomeriggi a raccogliere pezzetti di legno e insieme a quelli che mi portavano i miei compagni tutti i giorni riuscivo a realizzare delle vere opere. La più bella fu una ricostruzione del mio piccolo villaggio. Ci impiegai un mese a realizzarla ma quando fu completato rimase per tutto l'anno scolastico esposto nella mia classe ed io ero fiero di me stesso....................................... ..........................Ad un certo punto mi voltai verso di lui quasi richiamato dal suo sguardo insistente posato su di me. I nostri sguardi si incrociarono per un lungo minuto e con il sorriso sulle sue labbra mio fratello mi fece capire quanto era felice.....................
And above all, watch with glittering eyes the whole world around you because the greatest secrets are always hidden in the most unlikely places. Those who don’t believe in magic will never find it.” —Roald Dahl

martedì 25 dicembre 2012

DOMANI E' NATALE

Martina aspettava con ansia il Natale. La notte non riusciva a dormire e non faceva altro che pensare all' arrivo di Babbo Natale. Per un momento Martina si chiese come facesse Babbo Natale a portare così tanti regali in una sola notte, ma solo quando si rese conto di quanto era stata buona per tutto l'anno, si addormentò profondamente. Il mattino seguente Martina si svegliò e iniziò a gridare per tutto il corridoio del palazzo: "è Natale!!" "è Natale". Tutti si svegliarono e uscirono dalla propria casa cantando e ballando, così lei corse giù al piano terra dove c'era un albero grandissimo con sotto tanti pacchetti con sopra scritto il nome di ogni bambino abitante nel palazzo. Lei capì, quindi, che aveva fatto bene a comportarsi come una brava bambina e gioì perchè una nuova giornata l'aspettava. Scritta da Ale

domenica 23 dicembre 2012

LE TARTARUGHE

TANTO TEMPO FA, LE TARTARUGHE NON AVEVANO LA CORAZZA. OGNI VOLTA CHE PASSAVANO SOTTO LE PALME,LE SCIMMIE TIRAVANO LE NOCI DI COCCO FACENDO LA GARA A CHI NE PRENDEVA DI PIU'. UN GIORNO LE TARTARUGHE SI STANCARONO E ANDARONO DA UN FALEGNAME CHE SUBITO COSTRUI' UNA PROTEZIONE DI LEGNO PER OGNUNA DI LORO. QUESTE PROTEZIONI FUNZIONARONO. UN GIORNO ARRIVO' AL VILLAGGIO UN MAGO CHE TRASFORMO' LE PROTEZIONI DI LEGNO IN VERE E PROPRIE CORAZZE. QUANDO LE TARTARUGHE PASSARONO SOTTO LE PALME E LE SCIMMIE TIRARONO LE NOCI DI COCCO, LE NOCI DI COCCO RIMBALZARONO SUI GUSCI E ANDARONO A FINIRE PROPRIO SULLA FACCIA DELLE SCIMMIE.
Scrivere. A volte è esaltante, altre volte è frustrante. La storia e la pagina bianca richiedono il coraggio di esplorare luoghi dentro e fuori di noi. Scrivere è la libertà di esprimere quello che vediamo con i nostri occhi e interpretiamo con la nostra mente. Scrivere è donare qualcosa di noi.    

mercoledì 19 dicembre 2012

Nelle lunghe ore passate nella sala d'attesa della clinica per una visita di controllo a mia figlia Alessandra ho visto un video che la clinica proponeva a dimostrazione delle iniziative svolte in Africa dal reparto ortopedico Rizzoli di Bologna... e siccome ormai sono "malata" e vedo tutto in funzione delle favole e dei racconti ho deciso di scrivere una piccola storia sui bambini africani curati dal centro. Mi serve qualche informazione sulla vita nei villaggi africani: se avete qualche libro da consigliarmi o qualche esperienza da raccontarmi, o qualche particolare che mi potrebbe essere utile scrivetelo.... kiss

domenica 16 dicembre 2012


scrivete anche voi......


ehi, mi aiutate ad iniziare una nuova storia???? dai, cominciate a descrivere un nuovo personaggio....!!!! lasciate i dettagli nel commento.... vi aspetto.     kiss

domenica 2 dicembre 2012

la lepre e la tartaruga

IN UNA GIORNATA DI SOLE, UNA LEPRE DECISE DI FARE UNA GARA CON UNA TARTARUGA .
LA NOTTE PRECEDENTE LA GARA,LA LEPRE ERA TANTO CONCENTRATA A FARSI BELLA CHE ALLA FINE NON SI MISE A DORMIRE.
LA MATTINA LE DUE ERANO PRONTE PER LA GARA, LORO SCELSERO UNO SCOIATTOLO PER DARE IL VIA E ALLO SCHIOCCO DELLE SUE DITA, PARTIRONO.
NATURALMENTE LA TARTARUGA ERA MOLTO PIU' LENTA.
MA PROPRIO QUANDO LA LEPRE ERA ARRIVATA QUASI AL TRAGUARDO, SAPENDO CHE LA TARTARUGA NON SAREBBE ARRIVATA MAI, SI SDRAIO' SUL PRATO E CROLLO' SFINITA PER NON AVERE DORMITO LA NOTTE PRECEDENTE.
DELLE URLA SVEGLIARONO LA LEPRE, ERANO TANTI GIORNALISTI CHE FACEVANO I COMPLIMENTI ALLA TARTARUGA PER LA SUA VITTORIA
 
 
 
MORALE:
CHI VA' PIANO, VA' SANO E VA' LONTANO
 


RISCRITTA DA ALESSANDRA 8 ANNI


il re e gli animali


C'era una volta tanto tempo fa un re e una regina.
Il loro regno era noto in tutta la nazione con il nome di Animalandia.
Infatti, per volere della dolce regina Akira a tutti gli animali del bosco era concesso di vivere entro le mura delle città e nessuno poteva cacciarli.  A quei tempi, infatti, il principale divertimento del re e dei suoi sudditi era la caccia ma, a poco a poco, tutti, anche il re Jalab, si abituarono alla presenza degli animali in città e cominciarono ad amarli.
Ma da quando la povera regina era salita al cielo sembrava si fosse portata con sé anche il cuore del suo amato consorte che non riusciva più ad amare nessuno, neanche gli animali del bosco. Persino il giovane figlio del re era ormai costretto a tenere il suo cucciolo di cane nascosto  nella sua stanza.
Un brutto giorno successe che il povero cucciolo di cane del principino, al rientro da una passeggiata furtiva invece di rientrare nella sua stanza cominciò a correre felice e contento per le scale del palazzo. Fece un grande scivolone sopra il corrimano delle scale del salone, saltò sopra il lampadario di cristallo della camera da pranzo e per finire scivolò come su un paio di pattini lungo il corridoio lucidato di fresco lasciando delle lunghe scie di fango. Le urla di terrore del principino svegliarono il re nel bel mezzo del suo riposino pomeridiano. Infuriato, il sovrano si precipitò fuori dalla sua stanza per capire cosa fosse successo. La sfortuna volle che proprio nell'istante in cui il sovrano aprì la porta della sua stanza, il povero cucciolo scivolando senza freni, finì proprio sul suo abito di velluto rosso e vi lasciò sopra una bella impronta infangata. Il re andò su tutte le furie e quello fu l'ultimo giorno che nel regno si sentì nominare il nome di un animale. Il re decise che da quel momento non solo tutti gli animali sarebbero dovuti tornare nel bosco e mai nessuno avrebbe dovuto  più superare la porta della città ma nessuno, neanche i bambini, avrebbero potuto più avere alcun contatto con gli animali, neanche quelli domestici.
I pianti del povero principino ebbero l'unico effetto di far sì che il re consentisse l'ingresso nel regno soltanto al suo cucciolo di cane ma a condizione che non l'avesse mai incontrato lungo la sua strada altrimenti anche lui sarebbe stato cacciato.
Da quel momento la vita nel regno cambiò e non fu più lo stesso senza gli animali.
Siccome nei villaggi vicini non sempre si trovava tutto quello che serviva per nutrire tutti gli abitanti, ogni giorno bisognava recarsi nei villaggi lontani per andare a comprare le uova fresche di giornata o per andare a trovare un pò di latte appena munto e così, ben presto, i bambini appartenenti alle famiglie più povere si ammalarono. Soltanto il piccolo principino aveva la fortuna di trovare in tavola dei piatti freschissimi perchè il re era pur sempre un re e, si sa, che ai re tra doni e offerte non manca mai nulla. Ma nonostante ciò il principino sembrava si fosse ammalato pure lui: non sorrideva più, non si sentivano più le sue grida allegre lungo i corridoi del palazzo e passava tutta la giornata affacciato alla finestra della sua grande camera aspettando di vedere arrivare il suo cucciolo ....
Quando il re cominciò a rendersi conto che gli mancava l'allegria del suo figlioletto capì che i suoi impegni di lavoro erano meno importanti della salute del suo principino. Annullò tutte le riunioni e gli appuntamenti di lavoro e decise che si sarebbe dedicato soltanto a lui. Ma per quanto si impegnasse ad organizzare feste e intrattenere il principino nel migliore dei modi, non riuscì a riportare a corte l'allegria di una volta.
Non si può certo dire che gli animali se la passassero meglio.. anche loro hanno un cuore e in quel momento il loro era colmo di tristezza come quello degli abitanti del regno. Ma mentre quelli erano abituati ad eseguire gli ordini del re, anche i più ingiusti, loro decisero che era il momento di fare qualcosa. Si riunirono tutti sotto il grande albero vicino al fiume e nominarono come consigliere l'animale più anziano, che con la sua esperienza avrebbe potuto dare la giusta soluzione. Era il vecchio e valoroso cavallo di corte dal manto nero come la notte che fino a pochi giorni prima era nutrito con l'erba migliore di tutta la nazione e dormiva sulla paglia fresca di giornata ma che adesso era costretto a brucare quel pò di erba fresca che le ultime piogge avevano rinvigorito e a dormire sul terreno freddo e bagnato. Iniziò un lungo discorso sul rispetto e sull'onore e poi concluse dicendo che la cosa migliore che gli fosse venuta in mente era rivolgersi al mago Milù che, ormai da anni, viveva isolato da tutti sulla montagna più alta. Fin quando era viva la regina, a corte, il mago Milù era un personaggio rispettato e i suoi consigli e le sue magie erano indispensabili per la soluzione dei problemi più difficili. Poi, quando la regina morì il re lo convocò diverse volte per guarire da quella malinconia struggente che gli opprimeva il cuore e gli aveva tolto la voglia di gioire e divertirsi. Ma non furono sufficienti nè pozioni miracolose, nè formule magiche di ogni genere a riportare il sorriso sul suo viso. Così il re definì incompetente il povero mago e da allora nessuno volle più  ricorrere alla sua magia e Milù preferì allontanarsi dal regno e rifugiarsi sulle montagne. Quando gli animali arrivarono fin sulla cima della montagna per chiedere il suo aiuto, il mago Milù , un pò per riconoscenza nei loro confronti e un pò per una sorta di vendetta per il trattamento subito a corte, accettò l'incarico di provare a cambiare le sorti del regno.
Fu deciso che il re sarebbe stato trasformato in un animale. E per rispetto nei confronti dell'animale più anziano del gruppo si decise di trasformarlo proprio in un cavallo. Bastò una breve formula magica e anche a distanza il malvagio e triste re si ritrovò su quattro zampe e più gridava per la paura e più dalla sua bocca usciva uno strano suono rauco che allarmò tutti nel palazzo. Le guardie nell'udire quei versi, terrorizzate all'idea che il re potesse accorgersi della presenza di un animale a corte fecero presto a buttar fuori con un calcio la povera bestia.
Da quel giorno anche per il re la vita cambiò.
Errando sotto il caldo sole alla ricerca di qualcuno che potesse spiegargli cosa fosse successo il poveretto si ritrovò davanti al fiume e specchiandosi sulle sue calme acque vide qualcosa che stentava a credere che fosse la sua immagine riflessa. Era un bianco cavallo con una lunga e folta criniera e il suo nitrito di dolore e disperazione fu udito in tutto il regno.
La gente in città e nelle campagne continuò per qualche giorno a cercarlo ma poi si rassegnò e il re fu presto dimenticato. Dal canto loro anche gli animali non avevano certo voglia di passare il loro tempo con un essere così bello nelle apparenze ma così arido nel cuore. E anche da loro il povero re fu presto messo da parte.
E se per il re i giorni passavano veloci alla scoperta di un mondo così vicino ma in realtà così tanto sconosciuto, le notti erano il vero tormento. Nella sua mente rivedeva le immagini della sua vita felice passata quando, accanto alla sua sposa, il regno era florido e potente e il rimorso per le pene inflitte al suo popolo e agli animali dopo la morte della cara regina lo fecero piangere. Pianse così a lungo che una piccola pozzanghera si formò sul terreno. Su di essa l'immagine riflessa delle nuvole fu interrotta da quella scura e possente e tanto familiare del bel cavallo nero di corte. Quello che una volta fu compagno di avventure e amico fedele ora, seppure abbandonato e trascurato, non aveva resistito alla tentazione di avvicinarsi a colui col quale, tante volte, aveva condiviso momenti di gloria ma che ora la solitudine e la tristezza avevano trasformato in un essere impotente. In quel momento il re sentì una fitta al cuore come non accadeva da tanto tempo e l'amore per il suo amato cavallo lo riempì così tanto che il poveretto dimenticò di essere un animale e cominciò a parlare ma le parole non uscivano dalla sua bocca, cominciò a tentare di sollevare le braccia per accarezzare il suo vecchio amico ma le sue zampe troppo lunghe non riuscivano a sollevarsi abbastanza da terra... e così demolito ancora una volta dalla sua impotenza scappò via.
Dall'alto della montagna su cui si ritrovò si vedeva tutto il suo palazzo: il re riconobbe il principino che giocava con il suo cagnolino finalmente libero, e vide i suoi uomini serenamente impegnati nelle loro mansioni, e vide la gente finalmente sorridere e vide gli animali lavorare senza tregua. Per la prima volta provò un senso di disprezzo nei confronti di se stesso, di quel cattivo re che aveva causato tanta tristezza e dispiaceri e desiderò di tornare quello di una volta. Gli mancava il suo principino, tanto che in quel momento gli sembrava di udirne la voce e gli mancavano i suoi sudditi che con le loro urla lo acclamavano in occasione delle feste.
Il mago Milù che sapeva cosa c'era nel cuore del vecchio re si avvicinò all'infelice e quando questi lo riconobbe finalmente capì cosa gli era capitato. Lo supplicò di riportare le cose nel vecchio modo promettendo che sarebbe stato diverso da prima, aveva imparato la lezione e non avrebbe più sbagliato e il mago gli credette.
Così, al calare della notte, il bel cavallo bianco insieme al cavallo dal manto scuro si addormentarono felici e sognarono di correre nel vento seguiti dagli altri animali e da tutta la gente del regno e con il cuore colmo di amore così si risvegliarono all'alba i due animali. Ma  questa volta, per effetto della magia del buon mago Milù, il re aveva ripreso il suo aspetto umano e si era ritrovato addosso un bel vestito pieno di pietre preziose.
E siccome il buon mago pensava che un re così pieno di amore da donare non potesse restare da solo per il resto della sua vita anche il bel cavallo dal manto scuro si ritrovò trasformato in una stupenda donna vestita con un bell'abito bianco e una preziosa corona di brillanti.
Le guardie rimasero senza parole quando videro i due entrare dalla porta principale del palazzo reale e, stranamente, nessuno si chiese mai cosa fosse successo in quei giorni al loro re, nè chi fosse la bella regina venuta dal nulla. Anche il principino appena rivide il suo papà che credeva perduto, per la felicità quasi dimenticò di nascondere il suo cucciolo di cane. Ma con sua grande meraviglia il papà sollevò con la sua grande mano il cucciolo da terra e accarezzandolo con affetto promise a tutti che da quel momento nel piccolo regno di Animalandia nessun animale sarebbe stato più cacciato.
Per festeggiare le nuove nozze con la bella regina e dare inizio alla nuova vita nel regno fu organizzata una grande festa alla quale presero parte anche gli abitanti dei villaggi vicini.
Gli animali avevano ritrovato il loro posto nel piccolo regno, il principino aveva ritrovato il suo papà e tutti insieme vissero felici e contenti .




scritto da laura